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Yiyun Li aveva sedici anni quando, nella primavera del 1989, migliaia di studenti scesero in piazza Tian An Men a manifestare. Dopo aver represso la protesta, il governo cinese obbligò tutti i giovani che volevano iscriversi all'università di Pechino a un anno di ferma nell'esercito. Proprio durante una lezione di dottrina di Partito, Yiyun Li fu trovata a leggere Hemingway di nascosto. Un ufficiale le requisì il libro e lo strappò sotto i suoi occhi. Sembra quasi uno dei racconti che quella stessa ragazza scriverà molti anni dopo, una volta in America e imparata una lingua che finalmente potesse dare forma alla sofferenza, al desiderio, al senso di abbandono, alla speranza che provava allora: anche i personaggi di queste storie vivono sulla loro pelle la lacerante contraddizione tra un'umana volontà di realizzazione individuale e il destino collettivo che il potere, la famiglia, la tradizione, l'economia di volta in volta impongono loro. Un uomo e una donna innamorati di un bellissimo attore dell'Opera di Pechino; un bambino dai lineamenti troppo simili a quelli di Mao; un militare amante delle speculazioni capitaliste; una ragazza tradita che imparerà quanto può essere angoscioso mantenere le promesse: ambientati in una Cina allo stesso tempo quotidiana e mitica, i racconti di Yiyun Li non solo offrono un ritratto spiazzante di un paese e di un popoio travolti dai cambiamenti, ma anche riflessioni sull'universale aspirazione alla felicità e sul dolore attraverso cui questa ricerca inevitabilmente passa.
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