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Editore: Il Saggiatore
Reparto: Letterature straniere: testi
ISBN: 9788842825265
Data di pubblicazione: 18/10/2018
Numero pagine: XXXVI-437
Traduttore: Rosso Chioso F.
Collana: La cultura
Questo è un libro dei sogni raccolto da un genio attento ai moti della propria anima come alla forza surreale della narrazione onirica. Ma che cos'è un diario dei sogni? Forse un paradosso: la biografia, più o meno letteraria, della propria irrealtà. Chi racconta un sogno è inevitabilmente il cronista dello straniero che abita in lui. Un diario dei sogni riflette il desiderio e lo sforzo di fermare, sottrarre alla dimenticanza le volatili immagini notturne; e così l'Io onirico, lasciato solo davanti alla pagina bianca, porge la mano all'altro Io, quello, per così dire, reale, e con esso nel desiderio si confonde. Oltre cinquant'anni di sogni annotati, dal 1875 al 1931: l'ultimo poco prima della morte improvvisa, il primo da studente del ginnasio. Per mezzo secolo Arthur Schnitzler scrive la propria esperienza onirica, con la curiosità di chi osserva, fermo su una soglia. Lo stile dei sogni è spezzato, e così quello del racconto: immagini che si susseguono, azione continua, trasformazione, sorpresa. Quadri che escono da una penna intinta nell'assurdo. Fotogrammi di una pellicola cinematografica impazzita. In un paesaggio emotivo fluido e ininterrotto le visioni prendono consistenza, si animano di vita propria e trasformano frammenti della storia personale dell'autore: luoghi, amici, amanti, nemici, conoscenti e sconosciuti. Sogni che con brevità magnetica rivelano i desideri e le paure, le pulsioni e i turbamenti dello scrittore che sogna. Pubblicato qui in versione integrale, introdotto da un saggio di Agnese Grieco e Vittorio Lingiardi su Schnitzler, sulla vita onirica e sulla psicoanalisi, Sogni è il diario notturno di un'epoca inquieta, l'autobiografia inconscia del primo Novecento europeo, il gemello letterario dell'"Interpretazione dei sogni" di Freud. Un testo-laboratorio, cangiante e unico, di sincerità biografica persino dolorosa e al tempo stesso di anarchica bizzarria immaginifica. La più esatta attualizzazione delle celebri parole di Prospero nella "Tempesta": "la nostra breve vita è cinta di sonno, siamo fatti della stessa sostanza dei sogni".
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