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Editore: Il Pozzo di Giacobbe
Reparto: Teologia cristiana
ISBN: 9788861247529
Data di pubblicazione: 22/03/2019
Numero pagine: 208
Collana: Aloisiana
Il discernimento è riproposto nell'attuale cammino ecclesiale come dinamica necessaria dell'esistenza credente e metodo nella prassi pastorale. Si pensi alle Assemblee sinodali sulla famiglia e sui giovani; al Magistero di papa Francesco. Tuttavia, sebbene già dal Vaticano II sia auspicato un ritorno all'esercizio della coscienza personale ed ecclesiale, permangono riserve circa l'autonomia morale, quale costitutivo dell'agire etico. Di conseguenza appare il pericolo di una fallacia: in linea teorica si riconosce la possibilità razionale dell'uomo, ma sotto il profilo morale ci si limita a valutare la correttezza di un'azione dalla giustezza del procedimento e dalla conformità alle norme. Riflettere sull'agire intenzionale, dunque, colloca la riflessione sugli atti umani tra l'ordine morale, la serietà del capire/decidere in coscienza e il ruolo di Dio in questo impegno di responsabilità. È chiamata in causa l'identità stessa del discernimento, che rischia di ridursi a espediente sofistico per dilazionare situazioni complesse o per differire decisioni spigolose. Discernere è attraversare la decisione per giungere alla scelta; si tratta di un presupposto e non di un correlato. Nel testo si analizzano diverse prospettive argomentative con il supporto di J. M. Aubert ed E. Chiavacci e di altri teologi post-conciliari. L'enciclica Veritatis splendor afferma che «la legge di Dio non attenua né tanto meno elimina la libertà dell'uomo, al contrario la garantisce e la promuove» (n. 35), la vera autonomia è dono creazionale ed effetto della redenzione. L'uomo, pertanto, è creato capace di partecipare alla sapienza divina e in questa relazione, razionale e storica, è abilitata la sua creatività nel mondo.
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