Atripalda, come eravamo: genealogia, cognomi e toponomastica di 300 anni fa nell'ex «Civitate Avellino» capoluogo della nuova Irpinia di Cuttrera Sabato; Bascetta A. (cur.) - Bookdealer | I tuoi librai a domicilio
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Atripalda, come eravamo: genealogia, cognomi e toponomastica di 300 anni fa nell'ex «Civitate Avellino» capoluogo della nuova Irpinia
Cuttrera Sabato

Atripalda, come eravamo: genealogia, cognomi e toponomastica di 300 anni fa nell'ex «Civitate Avellino» capoluogo della nuova Irpinia

Editore: ABE

Reparto: Biografia e genealogia

ISBN: 9788872976692

Data di pubblicazione: 11/12/2025

Numero pagine: 132


39,00€
Si fa attendere

Sinossi

A partire dalla Rubrica I. del Catasto Onciario, come segue, il lettore troverà in ordine alfabetico, per nome di capofamiglia (compresi i pochi toponimi che inizialmente si presentavano illeggibili), i fuochi con l'età di ogni singolo componente dalla seconda metà del Settecento. Poi, in ordine progressivo, le chiese, le vedove, i forestieri, etc (II, III...). Questo sistema permetterà, a chi volesse approfondire le notizie relative alla propria casata, di individuare nell'immediato tutti coloro che portano il proprio cognome (senza trascurare di visionare la lettera "d" per gli apostrofati avulsi) e di risalire subito alla data di nascita di ogni abitante. Si tratta della bobina n.4557, conservata presso l'Archivio di Stato di Napoli, da cui il gruppo di studio ha tratto le schede su cui si basa questo lavoro. In ogni scheda sono stati riportati i dati trascritti nell'appendice che segue. Atripalda appare un po' come i quartieri di Caserta, fatta esclusione di Torre, dove vivono comodamente quelli che possiedono un vero palazzo e quelli che si trovano citati nelle varianti del Catasto capuano col titolo di nobili viventi che vivono di entrate o annue entrate. Per il resto sono quasi tutti braccianti. In pochi rappresentano la figura del ricco che vive nobilmente, altrimenti detto nobile cittadino o nobile uomo, distinguibile dalla massa perché vive del suo. Uomini nobili che diventano magnifici appena entrano nell'amministrazione della Cosa pubblica dell'Università comunale per vivere civilmente, cioè di rendita. Il Catasto di Atripalda tende alla chiarezza e non è difficile, sebbene sia complesso, leggerlo in ogni sua parte, perfino nelle sottili sfumature che ci hanno portato toponimi ormai in disuso e ad interpretare tutti quelli punteggiati com l'Att.° per attuario. Talvolta ciò è accaduto anche per i nomi propri, come nel caso di Agnese, Caterina, Salvatore, Giuseppe, Giovanni, Giovannibattista, Biagio e Tommaso, lasciati nella versione di Agnesa, Catarina, Salvadore, Gioseppe, Gio:, Gio.batta, Tomase e Biase. Non per questo si sono evitati sempre errori, sebbene con nomi del tipo Marzia o Mattia; in alcuni casi, è davvero difficile capire se si tratti di un maschio o di una femmina per la sottile differenza fra r e t del compilatore, di una F o di una T nella forma originale. Oppure di Catarina così trascritta. Alla D. è stato quasi sempre eliminata la punteggiatura trascrivendo direttamente il Don o Donna onde evitare equivoci. Idem con la N.ro del Notaro, o nel caso dei Priv., ove si è sempre inteso privilegiati, come per il M.°, indicato per magnifico nel caso di un ricco, oppure per mastro se si è trattato di un artigiano e terminava in ro, cioè M.ro seguito dalla relativa specifica, così per Sac. oppure S. divenuto direttamente sacerdote.

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