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Margarita. Margherita d'Angiò di Durazzo. Vol. 2: La tutrice di re Ladislao
Bascetta Arturo , Cuttrera Sabato

Margarita. Margherita d'Angiò di Durazzo. Vol. 2: La tutrice di re Ladislao

Editore: ABE

Reparto: Biografia e genealogia

ISBN: 9788872972427

Data di pubblicazione: 15/01/2021

Numero pagine: 124

Collana: Le regine di Napoli


30,00€
Esaurito

Sinossi

Ella era Margherita, Regina vedova di Carlo III Durazzo e madre dell'erede Ladislao. L'altro che le stava seduto accanto, «dall'aria imbarazzata che aveva, dai modi suoi umili e servili, dalla fisonomia, sebbene scaltra, alquanto triviale», non era nobile, né cortigiano. Diceva la Regina: - Anche io e mio figlio siamo padroni di un Regno assai più grande della Sicilia, e ciò non ci toglie di essere affatto privi di danaro, e più poveri di qualunque mai. Margherita, dopo aver tanto patito e cercato «con tutti i mezzi possibili di vantaggiar le sue cose e quelle del suo partito, credette, che molto a ciò poteano contribuir le ricchezze e l'autorità». E non volendo farsi vincere da Manfredi in magnificenza e splendore, «fece trovare preparativi colossali. Convocò tutti i baroni suoi partigiani, i quali vennero con gran lusso d'abiti, d'armi e di gioie insieme alle loro mogli. Ella prese subito posto in una barca coperta di drappo d'oro, insieme al figlio del Principe di Riccia Andrea, al Duca di Sessa, ai Conti di Campobasso e di Loreto, e andò ad incontrare la fidanzata del figlio insieme a tutti i cortigiani. Margherita ci teneva alla Corte. Quando tutti i cavalieri furono fatti prigionieri non esitò a spendere l'intero tesoro della nuora per pagare il riscatto agli Angioni. La salvezza del reame ebbe un costo elevato, tale da dissanguare le casse di un re ancora sen za corona, ma ebbe i papi avversi, ma tutto il popolo dalla sua parte che lo elesse Re di Neapulia per acclamazione del governo dei Magni con la rinascita della Signoria di Napoli. Margherita fu l'artefice di tutto, dei matrimoni come dei divorzi del figlio dalle regine consorti. Né mancò di macchiarsi di sangue, quando fu il trono a richiederlo, per quella corona che lei non mise, pur essendo sovrana di almeno tre regni, sempre relegata a Gaeta. E quando le fu permesso di tornare a Napoli, era già ora di dire addio a questo mondo, nel suo Palazzo salernitano di Acquamela, dove si fece condurre dopo che i medici le assicurarono che, stavolta, per da maledetta peste, non vi avrebbe fatto più ritorno.

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